CEPEJ

LETTERA ALLA CEPEJ SULLA SCORRETTEZZA DEI DATI COMUNICATI DALL'ITALIA.

Il Comitato "Articolo 10" ha trasmesso, in inglese, una lettera alla Cepej per denunciare i dati scorretti comunicati dall'Italia con riguardo ai G.O.T., G.d.P. e V.P.O. La lettera è stata inviata con il sostegno del Movimento Sei Luglio (che ha finanziato la traduzione in inglese), e indirizzata, per conoscenza, ache al Ministro della Giustizia e al CSM. Oltre ai dati non corretti, già resi noti, sono state denunciate alcune "omissioni" ed è stata illustrata la riforma varata con la legge 57/2016. Buona lettura

RAPPORTO CEPEJ 2014: I DATI FORNITI DALL'ITALIA ERANO SBAGLIATI.

 

Il Movimento Sei Luglio in occasione della 19^ riunione del gruppo di lavoro Cepej (European Commission for the Efficiency of Justice) sulla qualità della giustizia europea che si sta tenendo proprio in questi giorni a Strasburgo (15 e 16 marzo), invita il Governo a rettificare i dati comunicati per l’Italia con particolare riferimento ai magistrati onorari, di tribunale e di pace.

Infatti, con i quesiti trasmessi nel 2012, la Cepej indagava il numero dei giudici in servizio nei vari Paesi in funzione di tre categorie : 1) “professional”, a tempo parziale e a tempo pieno; 2) “professional” occasionali (indicando a quanti giudici a tempo pieno corrispondessero; 3) “no professional”.

Il rapporto definiva “professional” sub) 1 i giudici con formazione giuridica remunerati per svolgere le funzioni di magistrato a titolo principale e “professional” sub 2) i giudici che svolgono le funzioni giudiziarie occasionalmente e che sono remunerati in quanto tali.

Al contrario definiva giudici ”no professional”  persone senza formazione giuridica che si mettono al servizio della giustizia in misura molto limitata e che non ricevono alcun compenso per tale attività.

L’Italia ha fornito dati quantitativi e qualitativi erronei, così sottraendosi a una valutazione fedele.

Traduceva, infatti, “professional” con “professionali”, comprendendo nella categoria sub 1) solo i giudici togati. Escludeva i giudici onorari (di tribunale e di pace), in quanto essi non dovrebbero svolgere le funzioni giudiziarie per professione.

Al contrario i giudici onorari di tribunale e i giudici di pace, in base alle definizioni Cepej, avrebbero dovuto essere indicati fra i giudici “professional” sub 1) a tempo pieno e a tempo parziale, non solo perché hanno una formazione giuridica (laurea in giurisprudenza, diploma di specializzazione per l’accesso alle professioni legali- corrispondente ad un master di II livello, titolo di avvocato, etc…), ma anche perché  ricevono un corrispettivo e “svolgono le funzioni di giudici a titolo principale”.

L’Italia ha indicato quali giudici professional solo i c.d “togati” e ha comunicato la presenza di 3275 giudici “no professional”.

Si ignora poi a quali figure corrispondano i giudici “no professional” indicati dall’Italia, dal momento che, all’epoca dei quesiti, le unità dei giudici onorari in servizio in Italia erano di gran lunga in quantità superiore: infatti, ai 4690  giudici onorari di tribunale e di pace,  andavano aggiunti, per il 2012, i giudici onorari presso i Tribunali dei Minorenni, i Tribunali di Sorveglianza e le Commissioni Tributarie.

In questo modo sono risultati falsati, per l’Italia, non solo i dati relativi alla produttività dei giudici e al numero di giudici “professional” in servizio ogni 100 mila abitanti, ma anche i dati relativi alla retribuzione, che era uno dei parametri fondamentali adottati dalla Cepej per valutare l’indipendenza dei giudici.

I PM onorari (vice procuratori onorari), venivano invece indicati dall’Italia come pubblici ministeri “no professional”, aprendo un caso definito dalla Cepej del tutto particolare.

Tale dato è chiaramente errato perché gli attuali VPO hanno formazione giuridica e compenso, e pertanto devono essere definiti “professional”.

La conseguenza è fortemente percepibile in punto  valutazione della Cepej sull’equità del giudizio in base all’indipendenza dell’organo dell’accusa anche in virtù dell’art. 11 del memorandum esplicativo della Raccomandazione CM ( 2010) 12, che riguarda, oltre ai giudicanti, anche i pubblici ministeri, allorquando, come in Italia, l’organo dell’accusa è indipendente dall’esecutivo. È chiaro, infatti, che le misure relative alla retribuzione indicate per garantire l’indipendenza (e dunque un giudizio equo), si applicano anche ai pubblici ministeri professionali, quindi anche ai vice procuratori onorari.

Ci chiediamo, e chiediamo al Governo, come possa la Commissione, composta da esperti di tutti gli Stati membri e istituita per analizzare, valutare e migliorare i singoli sistemi giudiziari,  giungere a conclusioni obiettive per l’Italia sulla base di dati parziali, soprattutto quando quella “parte”, c.d. onoraria,  rappresenta “una buona e consistente parte del tutto”, senza la quale il sistema giudiziario italiano avrebbe dovuto gettare la maschera con i cittadini e l’Europa dichiarando lo stato di insolvenza giudiziaria, e consegnare, immediatamente dopo,  i libri contabili in tribunale (la  Cepej stessa).

L’uso onesto del linguaggio è fondamentale nella polis. Con la parola onorario si intende continuare a mettere sotto il tappeto, insieme all’immensa mole di polverosi fascicoli pendenti, anche i 5500 lavoratori in nero che li smaltiscono.

L’etichetta onoraria è un adesivo posticcio utile a celare la parola lavoro, e a soffocare la denuncia dei diritti che ad esso devono corrispondere: previdenza, maternità, assistenza per malattia, ferie retribuite.

Inserendo correttamente nel rapporto per l’Italia anche i magistrati onorari italiani la conclusione non può che essere una: l’Italia è fuori dall’Europa per eccessivo debito di giustizia.

Lo spread “giudiziario” in termini di indipendenza della figura “professional” onoraria, è talmente elevato che non sarà sufficiente nemmeno il disegno di legge di riforma della magistratura onoraria approvato in Senato il 10 marzo scorso, come dichiarato durante le votazioni dai gruppi dell’opposizione e di parte della maggioranza, a cui il Governo non ha saputo, peraltro,  replicare.

La questione vera è il corretto funzionamento del sistema giustizia che oggi non può non passare dal riconoscimento dell’attività svolta dai magistrati onorari in servizio mediante la predisposizione di un vero regime transitorio che assicuri loro i diritti scanditi da oltre la metà dei votanti al Senato (continuità nel servizio, pensione, assistenza per malattia e retribuzione dignitosa), ed ai cittadini un servizio non più fatto di espedienti.

Presentare come un successo  un regime transitorio “ottriato” mediante l’approvazione di sub emendamenti del Governo, che ha abbassato a  4 x2 il mandato per i nuovi magistrati onorari, e ha previsto la “possibilità”, per chi sia attualmente in servizio, di un 4 x 3 + 4 (tre quadrienni per le funzioni giurisdizionali più un ulteriore quadriennio di una attività non giurisdizionale non meglio precisata dentro un ufficio virtuale del processo, magari per redigere decreti di liquidazione, come recitano voci di Governo),   risponde più al detto “mal comune mezzo gaudio” che alle reali necessità da più parti denunciate.

Il Movimento Sei luglio ricorda che la propria proposta di regime transitorio, in parte recepita dagli emendamenti presentati in Senato dal M5S, e sostenuti in modo trasversale dagli altri gruppi che li hanno sostenuti, rappresenta un’opportunità per l’Italia di rinegoziare il debito di giustizia non solo con i cittadini ma con l’Europa. Ribadisce  che la propria proposta non mira assolutamente ad ottenere alcuna equiparazione con la magistratura togata, ma si limita a chiedere la stabilizzazione degli attuali magistrati onorari nelle funzioni all’interno del preciso perimetro dell’ufficio per il processo, per l’esercizio delegato della funzione giurisdizionale, nella consapevolezza che un ufficio del processo “carico di contenuti”, che coniughi la titolarità della funzione giurisdizionale della magistratura togata con le funzioni delegate degli attuali magistrati onorari, è l’unica via per portare l’Italia in Europa, e con lei i cittadini.

Se è vero che fatta l’Europa bisogna fare gli europei, e il Cepej è lo strumento per poterlo fare a livello di sistema giudiziario, invitiamo, pertanto, il Governo a disvelare correttamente alla Cepej i dati relativi ai magistrati onorari.